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Joas fece ciò ch’è giusto agli occhi dell’Eterno per tutto il tempo in cui fu diretto dal sacerdote Jehoiada.
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Nondimeno, gli alti luoghi non scomparvero; il popolo continuava ad offrir sacrifizi e profumi sugli alti luoghi.
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Joas disse ai sacerdoti: "Tutto il danaro consacrato che sarà recato alla casa dell’Eterno, vale a dire il danaro versato da ogni Israelita censìto, il danaro che paga per il suo riscatto personale secondo la stima fatta dal sacerdote, tutto il danaro che a qualunque persona venga in cuore di portare alla casa dell’Eterno,
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i sacerdoti lo ricevano, ognuno dalle mani dei suoi conoscenti, e se ne servano per fare i restauri alla casa, dovunque si troverà qualcosa da restaurare".
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Ma fino al ventesimoterzo anno del re Joas i sacerdoti non aveano ancora eseguito i restauri alla casa.
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Allora il re Joas chiamò il sacerdote Jehoiada e gli altri sacerdoti, e disse loro: "Perché non restaurate quel che c’è da restaurare nella casa? Da ora innanzi dunque non ricevete più danaro dalle mani dei vostri conoscenti, ma lasciatelo per i restauri della casa".
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I sacerdoti acconsentirono a non ricever più danaro dalle mani del popolo, e a non aver più l’incarico dei restauri della casa.
9
E il sacerdote Jehoiada prese una cassa, le fece un buco nel coperchio, e la collocò presso all’altare, a destra, entrando nella casa dell’Eterno; e i sacerdoti che custodivan la soglia vi mettevan tutto il danaro ch’era portato alla casa dell’Eterno.
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E quando vedevano che v’era molto danaro nella cassa, il segretario del re e il sommo sacerdote salivano a serrare in borse e contare il danaro che si trovava nella casa dell’Eterno.
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Poi rimettevano il danaro così pesato nelle mani dei direttori preposti ai lavori della casa dell’Eterno, i quali ne pagavano i legnaiuoli e i costruttori che lavoravano alla casa dell’Eterno,
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i muratori e gli scalpellini, compravano i legnami e le pietre da tagliare occorrenti per restaurare la casa dell’Eterno, e provvedevano a tutte le spese relative ai restauri della casa.