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Avvenuto questo, anche gli altri che aveano delle infermità nell’isola, vennero, e furon guariti;
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ed essi ci fecero grandi onori; e quando salpammo, ci portarono a bordo le cose necessarie.
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Tre mesi dopo, partimmo sopra una nave alessandrina che avea per insegna Castore e Polluce, e che avea svernato nell’isola.
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E arrivati a Siracusa, vi restammo tre giorni.
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E di là, costeggiando, arrivammo a Reggio. E dopo un giorno, levatosi un vento di scirocco, in due giorni arrivammo a Pozzuoli.
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E avendo quivi trovato de’ fratelli, fummo pregati di rimanere presso di loro sette giorni. E così venimmo a Roma.
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Or i fratelli, avute nostre notizie, di là ci vennero incontro sino al Foro Appio e alle Tre Taverne; e Paolo, quando li ebbe veduti, rese grazie a Dio e prese animo.
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E giunti che fummo a Roma, a Paolo fu concesso d’abitar da sé col soldato che lo custodiva.
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E tre giorni dopo, Paolo convocò i principali fra i Giudei; e quando furon raunati, disse loro: Fratelli, senza aver fatto nulla contro il popolo né contro i riti de’ padri, io fui arrestato in Gerusalemme e di là dato in man de’ Romani.
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I quali, avendomi esaminato, volevano rilasciarmi perché non era in me colpa degna di morte.
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Ma opponendovisi i Giudei, fui costretto ad appellarmi a Cesare, senza però aver in animo di portare alcuna accusa contro la mia nazione.