Ecclesiaste 2:5-15

5 Io mi ho fatti degli orti e de’ giardini; ed ho piantati in essi degli alberi fruttiferi di ogni maniera.

6 Io mi ho fatte delle pescine d’acqua, per adacquar con esse il bosco ove crescono gli alberi.

7 Io ho acquistati de’ servi e delle serve, ed ho avuti de’ servi nati ed allevati in casa; ho eziandio avuto molto grosso e minuto bestiame, più che tutti quelli che sono stati innanzi a me in Gerusalemme.

8 Io mi ho eziandio adunato dell’argento, e dell’oro, e delle cose le più care dei re, e delle provincie; io mi ho acquistato de’ cantori e delle cantatrici; ed ho avute delle delizie degli uomini, d’ogni maniera: musica semplice, e musica di concerto.

9 E mi sono aggrandito ed accresciuto più che tutti quelli che sono stati innanzi a me in Gerusalemme; la mia sapienza eziandio mi è restata.

10 E non ho sottratta agli occhi miei cosa alcuna che abbiano chiesta; e non ho divietato il mio cuore da niuna allegrezza; anzi il mio cuore si è rallegrato d’ogni mia fatica; e questo è stato quello che mi è tocco in parte d’ogni mia fatica.

11 Ma, avendo considerate tutte le mie opere che le mie mani aveano fatte; e la fatica che io avea durata a farle, ecco, tutto ciò era vanità, e tormento di spirito; e non vi è di ciò profitto alcuno sotto il sole.

12 Laonde mi son rivolto a vedere la sapienza, e le follie, e la stoltizia; perciocchè, che cosa sono gli altri uomini, per poter seguitare il re? essi fanno ciò che hanno già fatto.

13 Ed ho veduto che la sapienza è più eccellente che la stoltizia; siccome la luce è più eccellente che le tenebre.

14 Il savio ha i suoi occhi nel capo, e lo stolto cammina in tenebre; ma pure eziandio ho conosciuto che un medesimo avvenimento avviene ad essi tutti.

15 Laonde ho detto nel cuor mio: Egli avverrà anche a me il medesimo avvenimento che allo stolto; che mi gioverà egli adunque allora d’essere stato più savio? perciò ho detto nel cuor mio che ciò ancora è vanità.

Ecclesiaste 2:5-15 Meaning and Commentary

INTRODUCTION TO ECCLESIASTES 2

Solomon, having made trial of natural wisdom and knowledge in its utmost extent, and found it to be vanity, proceeds to the experiment of pleasure, and tries whether any happiness was in that, Ec 2:1. As for that which at first sight was vain, frothy, and frolicsome, he dispatches at once, and condemns it as mad and unprofitable, Ec 2:2; but as for those pleasures which were more manly, rational, and lawful, he dwells upon them, and gives a particular enumeration of them, as what he had made full trial of; as good eating and drinking, in a moderate way, without abuse; fine and spacious buildings; delightful vineyards, gardens, and orchards; parks, forests, and enclosures; fish pools, and fountains of water; a large retinue, and equipage of servants; great possessions, immense riches and treasure; a collection of the greatest rarities, and curiosities in nature; all kinds of music, vocal and instrumental, Ec 2:3-8; in all which he exceeded any that went before him; nor did he deny himself of any pleasure, in a lawful way, that could possibly be enjoyed, Ec 2:9,10. And yet on a survey of the whole, and after a thorough experience of what could be found herein, he pronounces all vanity and vexation of spirit, Ec 2:11; and returns again to his former subject, wisdom; and looks that over again, to see if he could find real happiness in it, being sadly disappointed in that of pleasure, Ec 2:12. He indeed commends wisdom, and prefers it to folly, and a wise man to a fool; Ec 2:13,14; and yet observes some things which lessen its value; and shows there is no happiness in it, the same events befalling a wise man and a fool; both alike forgotten, and die in like manner, Ec 2:15,16. And then he takes into consideration business of life, and a laborious industry to obtain wealth; and this he condemns as grievous, hateful, and vexatious, because, after all a man's acquisitions, he knows not to whom he shall leave them, whether to a wise man or a fool, Ec 2:17-21. And because a man himself has no rest all his days, nothing but sorrow and grief, Ec 2:22,23; wherefore he concludes it is best for a man to enjoy the good things of this life himself; which he confirms by his own experience, and by an, antithesis between a good man and a wicked one, Ec 2:24-26.