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Di lì a qualche tempo, verso la mietitura del grano, Sansone andò a visitare sua moglie, le portò un capretto, e disse: "Voglio entrare in camera da mia moglie". Ma il padre di lei non gli permise d’entrare,
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e gli disse: "Io credevo sicuramente che tu l’avessi presa in odio, e però l’ho data al tuo compagno; la sua sorella minore non e più bella di lei? Prendila dunque in sua vece".
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Sansone rispose loro: "Questa volta, non avrò colpa verso i Filistei, quando farò loro del male".
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E Sansone se ne andò e acchiappò trecento sciacalli; prese pure delle fiaccole, volse coda contro coda, e mise una fiaccola in mezzo, fra le due code.
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Poi accese le fiaccole, dette la via agli sciacalli per i campi di grano de’ Filistei, e brucio i covoni ammassati, il grano tuttora in piedi, e perfino gli uliveti.
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E i Filistei chiesero: "Chi ha fatto questo?" Fu risposto: "Sansone, il genero del Thimneo, perché questi gli ha preso la moglie, e l’ha data al compagno di lui". E i Filistei salirono e diedero alle fiamme lei e suo padre.
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E Sansone disse loro: "Giacché agite a questo modo, siate certi che non avrò posa finché non mi sia vendicato di voi".
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E li sbaragliò interamente, facendone un gran macello. Poi discese, e si ritirò nella caverna della roccia d’Etam.
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Allora i Filistei salirono, si accamparono in Giuda, e si distesero fino a Lehi.