Giovanni Diodati 1649 (Italian) GDB
The Latin Vulgate VUL
1 E GIOBBE rispose e disse:
1
respondens autem Iob dixit
2 Fosse pur lo sdegno mio ben pesato, E fosse parimente la mia calamità levata in una bilancia!
2
utinam adpenderentur peccata mea quibus iram merui et calamitas quam patior in statera
3 Perciocchè ora sarebbe trovata più pesante che la rena del mare; E però le mie parole vanno all’estremo.
3
quasi harena maris haec gravior appareret unde et verba mea dolore sunt plena
4 Perchè le saette dell’Onnipotente sono dentro di me, E lo spirito mio ne beve il veleno; Gli spaventi di Dio sono ordinati in battaglia contro a me.
4
quia sagittae Domini in me sunt quarum indignatio ebibit spiritum meum et terrores Domini militant contra me
5 L’asino salvatico raglia egli presso all’erba? Il bue mugghia egli presso alla sua pastura?
5
numquid rugiet onager cum habuerit herbam aut mugiet bos cum ante praesepe plenum steterit
6 Una cosa insipida si mangia ella senza sale? Evvi sapore nella chiara ch’è intorno al torlo dell’uovo?
6
aut poterit comedi insulsum quod non est sale conditum aut potest aliquis gustare quod gustatum adfert mortem
7 Le cose che l’anima mia avrebbe ricusate pur di toccare Sono ora i miei dolorosi cibi.
7
quae prius tangere nolebat anima mea nunc prae angustia cibi mei sunt
8 Oh! venisse pur quel ch’io chieggio, e concedessemi Iddio quel ch’io aspetto!
8
quis det ut veniat petitio mea et quod expecto tribuat mihi Deus
9 E piacesse a Dio di tritarmi, Di sciorre la sua mano, e di disfarmi!
9
et qui coepit ipse me conterat solvat manum suam et succidat me
10 Questa sarebbe pure ancora la mia consolazione, Benchè io arda di dolore, e ch’egli non mi risparmi, Che io non ho nascoste le parole del Santo.
10
et haec mihi sit consolatio ut adfligens me dolore non parcat nec contradicam sermonibus Sancti
11 Quale è la mia forza, per isperare? E quale è il termine che mi è posto, per prolungar l’aspettazione dell’anima mia?
11
quae est enim fortitudo mea ut sustineam aut quis finis meus ut patienter agam
12 La mia forza è ella come la forza delle pietre? La mia carne è ella di rame?
12
nec fortitudo lapidum fortitudo mea nec caro mea aerea est
13 Non è egli così che io non ho più alcun ristoro in me? E che ogni modo di sussistere è cacciato lontan da me?
13
ecce non est auxilium mihi in me et necessarii quoque mei recesserunt a me
14 Benignità dovrebbe essere usata dall’amico inverso colui ch’è tutto strutto; Ma esso ha abbandonato il timor dell’Onnipotente,
14
qui tollit ab amico suo misericordiam timorem Domini derelinquit
15 I miei fratelli mi hanno fallito, a guisa di un ruscello, Come rapidi torrenti che trapassano via;
15
fratres mei praeterierunt me sicut torrens qui raptim transit in convallibus
16 I quali sono scuri per lo ghiaccio; E sopra cui la neve si ammonzicchia;
16
qui timent pruinam inruet super eos nix
17 Ma poi, al tempo che corrono, vengono meno, Quando sentono il caldo, spariscono dal luogo loro.
17
tempore quo fuerint dissipati peribunt et ut incaluerit solventur de loco suo
18 I sentieri del corso loro si contorcono, Essi si riducono a nulla, e si perdono.
18
involutae sunt semitae gressuum eorum ambulabunt in vacuum et peribunt
19 Le schiere de’ viandanti di Tema li riguardavano, Le carovane di Seba ne aveano presa speranza;
19
considerate semitas Theman itinera Saba et expectate paulisper
20 Ma si vergognano di esservisi fidati; Essendo giunti fin là, sono confusi.
20
confusi sunt quia speravi venerunt quoque usque ad me et pudore cooperti sunt
21 Perciocchè ora voi siete venuti a niente; Avete veduta la ruina, ed avete avuta paura.
21
nunc venistis et modo videntes plagam meam timetis
22 Vi ho io detto: Datemi, E fate presenti delle vostre facoltà per me?
22
numquid dixi adferte mihi et de substantia vestra donate mihi
23 E liberatemi di man del nemico, E riscuotetemi di man de’ violenti?
23
vel liberate me de manu hostis et de manu robustorum eruite me
24 Insegnatemi, ed io mi tacerò; E ammaestratemi, se pure ho errato in qualche cosa.
24
docete me et ego tacebo et si quid forte ignoravi instruite me
25 Quanto son potenti le parole di dirittura! E che potrà in esse riprendere alcun di voi?
25
quare detraxistis sermonibus veritatis cum e vobis nullus sit qui possit arguere
26 Stimate voi che parlare sia convincere? E che i ragionamenti di un uomo che ha perduta ogni speranza non sieno altro che vento?
26
ad increpandum tantum eloquia concinnatis et in ventum verba profertis
27 E pure ancora voi vi gittate addosso all’orfano, E cercate di far traboccare il vostro amico.
27
super pupillum inruitis et subvertere nitimini amicum vestrum
28 Ora dunque piacciavi riguardare a me, E se io mento in vostra presenza.
28
verumtamen quod coepistis explete praebete aurem et videte an mentiar
29 Deh! ravvedetevi; che non siavi iniquità; Da capo, il dico, ravvedetevi, io son giusto in questo affare.
29
respondete obsecro absque contentione et loquentes id quod iustum est iudicate
30 Evvi egli iniquità nella mia lingua? Il mio palato non sa egli discerner le cose perverse?
30
et non invenietis in lingua mea iniquitatem nec in faucibus meis stultitia personabit
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