Giovanni Diodati 1649 (Italian) GDB
The Latin Vulgate VUL
1 Non ha l’uomo un termine della sua milizia in su la terra? E non sono i suoi giorni simili a quelli di un mercenario?
1
militia est vita hominis super terram et sicut dies mercennarii dies eius
2 Come il servo aspira all’ombra, E il mercenario aspetta il premio della sua opera;
2
sicut servus desiderat umbram et sicut mercennarius praestolatur finem operis sui
3 Così mi sono stati dati per eredità de’ mesi molesti; E mi sono state assegnate per parte mia notti penose.
3
sic et ego habui menses vacuos et noctes laboriosas enumeravi mihi
4 Se mi son posto a giacere, dico: Quando mi leverò? Quando sarà passata la notte? E mi stanco di dimenarmi fino all’alba.
4
si dormiero dico quando consurgam et rursum expectabo vesperam et replebor doloribus usque ad tenebras
5 La mia carne è rivestita di vermini, e di gromma di terra; La mia pelle si schianta, e si disfa.
5
induta est caro mea putredine et sordibus pulveris cutis mea aruit et contracta est
6 I miei giorni son passati via più leggermente che la spola del tessitore, E son venuti meno senza speranza.
6
dies mei velocius transierunt quam a texente tela succiditur et consumpti sunt absque ulla spe
7 Ricordati che la mia vita è un vento, Che l’occhio mio non tornerà più a vedere il bene.
7
memento quia ventus est vita mea et non revertetur oculus meus ut videat bona
8 L’occhio di chi mi vede non mi riguarderà più; Se tu rivolgi gli occhi verso me, io non sarò più.
8
nec aspiciet me visus hominis oculi tui in me et non subsistam
9 Come la nuvola si dilegua, e se ne va via; Così chi scende nel sepolcro non ne salirà più fuori.
9
sicut consumitur nubes et pertransit sic qui descenderit ad inferos non ascendet
10 Egli non ritornerà più a casa sua, E il luogo suo non lo riconoscerà più.
10
nec revertetur ultra in domum suam neque cognoscet eum amplius locus eius
11 Io altresì non ratterrò la mia bocca; Io parlerò nell’angoscia del mio spirito, Io mi lamenterò nell’amaritudine dell’anima mia.
11
quapropter et ego non parcam ori meo loquar in tribulatione spiritus mei confabulabor cum amaritudine animae meae
12 Sono io un mare, o una balena, Che tu mi ponga guardia attorno?
12
numquid mare sum ego aut cetus quia circumdedisti me carcere
13 Quando io dico: La mia lettiera mi darà alleggiamento, Il mio letto solleverà parte del mio lamento;
13
si dixero consolabitur me lectulus meus et relevabor loquens mecum in strato meo
14 Allora tu mi sgomenti con sogni, E mi spaventi con visioni.
14
terrebis me per somnia et per visiones horrore concuties
15 Talchè io nell’animo sceglierei innanzi di essere strangolato, E innanzi vorrei la morte che le mie ossa.
15
quam ob rem elegit suspendium anima mea et mortem ossa mea
16 Io son tutto strutto; io non viverò in perpetuo; Cessati da me; conciossiachè i miei giorni non sieno altro che vanità.
16
desperavi nequaquam ultra iam vivam parce mihi nihil enim sunt dies mei
17 Che cosa è l’uomo, che tu ne faccia sì grande stima, Che tu ponga mente ad esso?
17
quid est homo quia magnificas eum aut quia ponis erga eum cor tuum
18 E che tu lo visiti ogni mattina, E ad ogni momento l’esamini?
18
visitas eum diluculo et subito probas illum
19 Fino a quando non ti rivolgerai indietro da me, E non mi darai alcuna posa, Tanto che io possa inghiottir la mia saliva?
19
usquequo non parces mihi nec dimittis me ut gluttiam salivam meam
20 Io ho peccato; che opererò inverso te, o Guardiano degli uomini? Perchè mi hai posto per tuo bersaglio, E perchè sono io grave a me stesso?
20
peccavi quid faciam tibi o custos hominum quare posuisti me contrarium tibi et factus sum mihimet ipsi gravis
21 E perchè non perdoni il mio misfatto, E non rimuovi la mia iniquità? Conciossiachè di presente giacerò nella polvere; E, se poi tu mi ricerchi, io non sarò più.
21
cur non tolles peccatum meum et quare non auferes iniquitatem meam ecce nunc in pulvere dormiam et si mane me quaesieris non subsistam
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